TERMINI TECNICI SUL CINEMA

Terminologia Usata nel campo cinematografico

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  1. mauro255
     
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    COPIONE

    Nel linguaggio teatrale e cinematografico il copione è l'insieme delle battute che gli attori devono recitare.

    Generalmente lo stile di scrittura di un copione è sempre lo stesso: ogni battuta è separata dalle altre da una riga di spazio e la prima parola è il nome del personaggio che l'attore deve interpretare. In seguito, generalmente racchiuso tra virgolette, viene riportato ciò che il personaggio dice.

    Nel copione cinematografico o televisivo, spesso scritto da più sceneggiatori, raramente vengono aggiunti tra parentesi piccoli suggerimenti di interpretazione (es: 'perdendo la pazienza') o gesti (es: 'raccoglie la penna da terra')

    Nel copione teatrale è molto più frequente trovare le descrizioni dell'ambiente in cui si muovono i personaggi all'inizio di ogni atto (indicazioni utili per gli scenografi) descrizioni dettagliate dei personaggi (utili per i sarti e per gli attori) e anche accurate descrizioni dei loro caratteri (utili per gli attori e per i registi). Spesso il copione presenta anche i movimenti e le emozioni vissute dai personaggi durante l'evolversi della trama, ma alcuni autori indicano con precisione questi elementi, mentre altri non se ne interessano, lasciando l'attore e il regista liberi di stabilirle.

    FORMATTAZIONE

    Spesso il copione teatrale è reperibile nelle librerie, anche sotto diverse case editrici. Non sono quindi impaginati diversamente dai normali libri e si presentano rilegati in fogli di dimensione 15x21 cm o 21x29.7 cm stampati su entrambe le facciate. Il copione cinematografico o televisivo invece viene solitamente stampato solo per l'utilizzo temporaneo durante la realizzazione del prodotto e quindi si presenta su fogli A4 generalmente stampati solo sui fogli dispari e con caratteri molto grandi, permettendo così di lasciare molto spazio per eventuali annotazioni o correzioni.
     
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  2. mauro255
     
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    70 MILLIMETRI


    Il 70 millimetri è una pellicola che, rispetto al tradizionale 35mm, permette di impressionare un fotogramma più grande donando una definizione maggiore alle immagini impresse.

    FORMATO

    In realtà, in fase di ripresa la dimensione reale della celluloide è di 65mm, solo la copia positiva sarà stampata in 70mm. L'audio viene inciso su 4 piste magnetiche posizionate direttamente sulla pellicola 70mm per fornire 6 canali sonori. Poiché in fase di ripresa queste piste non servono, si pensò di realizzare un negativo più piccolo e quindi meno ingombrante della larghezza di 65mm così che i 5mm in più sulle copie positive sarebbero state occupate dalle piste magnetiche. Oggi i tempi sono cambiati ed è sopraggiunto il suono digitale DTS-70 che consiste in un compact disc contenente l'intera colonna sonora a 6 canali letta in sincrono con la pellicola ma la tradizione di girare in 65mm si è mantenuta.

    La pellicola 70mm occupa 8 perforazioni in altezza con un'area di 1728 mm2 (36 x 48 mm) in questo modo la qualità delle immagini viene migliorata di ben 6 volte rispetto alle proiezioni che vengono effettuate con una normale pellicola 35mm.

    Gli ultimi film a essere stati girati interamente in questo costoso formato sono Hamlet di Kenneth Branagh (film live action) ed Atlantis - L'impero perduto di Gary Trousdale e Kirk Wise (film a cartoni animati); parti del film The New World - Il nuovo mondo di Terrence Malick sono state girate utilizzando il medesimo tipo di pellicola.
     
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  3. mauro255
     
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    35 MILLIMETRI

    Il 35 millimetri è il più diffuso formato cinematografico standard per negativi e positivi da proiezione. La pellicola viene proiettata ad una velocità costante di 24 fotogrammi al secondo, e un metro lineare di pellicola contiene 52 fotogrammi: la pellicola di un normale film di un'ora e mezzo è lunga più di 2,5 km.

    CINEMATOGRAFIA

    Adottato quasi subito dopo l'invenzione del cinema, nel 1909, in seguito a un accordo internazionale di standardizzazione, il fotogramma misurava 24 x 18 mm, con un rapporto d'aspetto di circa 1,33 (come quello degli schermi televisivi attuali). Con l'avvento del sonoro e quindi con la necessità di creare spazio per la colonna sonora, il fotogramma venne dapprima portato a 21 x 18 mm, con un rapporto larghezza-altezza di circa 1,16 e, in seguito, a 22 x 16 mm (lasciando dello spazio nero tra i fotogrammi), con un rapporto larghezza-altezza di circa 1,37. Quest'ultimo formato è lo standard (detto Academy Standard) usato ancora oggi (salvo che per i formati a schermo panoramico 1,66 e 1,85, senza uso di lente anamorfica o 2,35-2,39-2,40 con uso di lente anamorfica).
    Il formato 35 mm è stato la base per gli altri formati, che ereditano le sue caratteristiche principali, introducendo solo piccole variazioni riguardanti le dimensioni del formato.
    I fotogrammi vengono stampati in successione su una pellicola cinematografica di triacetato o poliestere, con uno spazio fra un fotogramma e l'altro (interlinea) di 3 mm in caso di riprese flat con rapporto visivo 1,33:1, con spazio di circa 4mm in caso di riprese flat 1,85:1 o con spazio praticamente nullo tra i fotogrammi in caso di riprese anamorfiche con rapporto visivo 1,17:1 nativo, che diventa 2,35:1 su schermo. La pellicola è munita ai lati di due bande perforate con 4 fori per fotogramma, che forniscono la presa per il meccanismo di trascinamento della cinepresa, solitamente a griffa, e del proiettore, solitamente composto da rocchetti dentati (uno di questi è azionato dalla Croce di Malta).

    FOTOGRAFIA

    Dalla pellicola cinematografica 35mm è derivato il formato fotografico 135 che conserva la stessa perforazione con un formato dei fotogrammi di 24x36 mm.
    Tale formato è quello che ha avuto maggior successo nella fotografia basata sulla pellicola, soprattutto per il fatto che venne usato da Oskar Barnack per la Leica. Per questa applicazione ideò anche il caratteristico contenitore metallico munito di guarnizioni di velluto che permette di maneggiare la pellicola in tutta sicurezza in fase di caricamento e scaricamento della fotocamera.
    Il formato 35mm consente di costruire macchine leggere, di piccole dimensioni e relativamente economiche, che comunque permettono di ottenere immagini di qualità adeguata alla gran parte delle applicazioni. Si tratta quindi di un formato di uso generale, che viene usato da praticamente tutti i dilettanti e da buona parte dei professionisti, almeno per le applicazioni meno critiche. La leggerezza ne ha fatto l'attrezzatura d'elezione per il fotogiornalismo, la foto sportiva e di viaggio.
     
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  4. mauro255
     
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    SCENEGGIATURA

    La sceneggiatura è un testo destinato ad essere girato o filmato, e diventare quindi un film. Costituisce il primo e fondamentale passo nella realizzazione di tutte le opere cinematografiche e di fiction televisiva. Lo sceneggiatore è l’autore che lo scrive.

    SCENEGGIATURA E TESTO TEATRALE

    Ad un primo sguardo, una sceneggiatura non differisce molto da un testo teatrale. Anche nella sceneggiatura vengono riportati i dialoghi dei personaggi, con alcune indicazioni sulle loro intenzioni, e vengono descritte le azioni e gli ambienti in cui si svolgono. Talvolta è possibile trovare nelle sceneggiature anche alcune indicazioni sui movimenti che la macchina da presa dovrebbe fare, ad esempio riprendere l’attore in primo piano (ovvero da vicino, inquadrandone solo il volto) o in campo lungo (ovvero da lontano). Ma è più facile che queste scelte vengano lasciate al regista.
    Un testo teatrale può conoscere una quantità praticamente illimitata di rappresentazioni, molto diverse l’una dall’altra: due messe in scena dello stesso dramma di Shakespeare possono arrivare a sembrare due storie completamente differenti. Che invece dalla stessa sceneggiatura siano realizzati due film diversi è un fatto che non si è praticamente mai verificato. Non è difficile trovare in libreria le sceneggiature di, ad esempio, Woody Allen, Pedro Almodóvar o Quentin Tarantino, che oltre ad essere registi sono anche sceneggiatori; ma è difficile riuscire ad immaginarle realizzate da qualcun altro.
    La sceneggiatura è un progetto, e ha il solo valore del progetto, che per essere sviluppato e compiuto avrà bisogno dell’apporto di altri linguaggi. Ma come ogni progetto, contiene gli elementi fondamentali che ne decreteranno il successo o l’insuccesso. La storia è una responsabilità dello sceneggiatore e senza una buona storia è difficile fare un buon film.

    SCRITTURA DELLA SCENEGGIATURA

    Le sceneggiature possono nascere da idee originali, oppure possono essere basate su romanzi, testi teatrali o addirittura su altre sceneggiature. In ognuno di questi casi, la scrittura della sceneggiatura segue di norma le seguenti tappe:

    Idea
    soggetto
    scaletta
    trattamento
    sceneggiatura.
    Il soggetto è un’esposizione chiara e piuttosto breve della storia (1-5 pagine). Il trattamento è invece una narrazione più ampia (attorno alle 30 pagine) che può assomigliare ad un racconto letterario, con descrizioni di luoghi, motivazioni psicologiche dei personaggi e qualche indicazione di dialogo. La scaletta è la sequenza "tecnica" delle scene, con una brevissima descrizione di quanto accade in ognuna di esse; serve a mettere in evidenza il ritmo e la progressione della storia e le eventuali falle da correggere. Il prodotto finale, ovvero la sceneggiatura completa di un lungometraggio, supera di norma le 100 pagine.

    Quando la sceneggiatura è basata su un romanzo, molto spesso lo riscrive completamente e in ogni caso deve necessariamente operare una ristrutturazione della storia. Il romanzo utilizza una modalità di racconto che non può essere trasposta nella sceneggiatura così com’è, per via della diversa durata e del diverso meccanismo di fruizione dell'opera.

    Nei film viene talvolta realizzato anche uno storyboard, ovvero una serie di disegni che anticipano alcune inquadrature, così come dovranno apparire sullo schermo. Lo storyboard in realtà viene realizzato da un disegnatore, quando lo sceneggiatore ha consegnato il lavoro e sta probabilmente scrivendo qualcos’altro. È uno strumento pratico che serve al regista e alla produzione per lavorare meglio sul set, preparando solo quello che effettivamente verrà inquadrato, specialmente nelle scene molto complesse; serve a dare un'idea univoca a tutti i componenti della troupe (ovvero il gruppo di persone presenti sul set) di come dovrà venire la scena.

    Una forma particolare di sceneggiatura è quella desunta, che è una trascrizione integrale del film ad opera normalmente di cinefili o studiosi. Essa non ha niente a che fare con la produzione del film, ma solo con una sua possibile analisi critica.

    LAYOUT DELLE SCENEGGIATURE

    Sul piano della formattazione della pagina, esistono tre diversi modelli:

    sceneggiatura all'italiana
    sceneggiatura all'americana
    sceneggiatura alla francese.
    Nel primo modello, all'italiana, il testo è diviso in due parti disposte longitudinalmente: a sinistra c'è la parte descrittiva, ovvero le didascalie, a destra compaiono i dialoghi dei personaggi; quindi la pagina è come divisa in due colonne. Inoltre si cambia pagina ad ogni cambio scena.
    La sceneggiatura all'americana, invece, dispone sia le didascalie che i dialoghi nella parte centrale del foglio; le didascalie ne occupano tutta la larghezza, mentre i dialoghi vengono disposti al centro, incorporati in un margine ridotto.

    Il modello alla francese si sintetizza in una via di mezzo tra gli altri due (disponendo in alto al centro una parte descrittiva e in basso a destra la parte coi dialoghi). È comunque il meno usato dei tre.

    La sceneggiatura all'italiana è comoda perché cambiando pagina ad ogni scena rende lo spoglio della sceneggiatura molto semplice: permetteva cioè di aggregare le varie scene in unità di luogo, in modo da massimizzare le riprese. Tutte le sceneggiature del cinema italiano degli anni '40 e dei decenni successivi hanno questa formattazione.

    Oggi, però, il layout più utilizzato è proprio quello all'americana, che offre una migliore leggibilità. Esistono dei programmi appositi per il layout americano che rendono agevole la videoscrittura, e che sono anche in grado di calcolare la durata in minuti di ogni singola scena e dell'intera sceneggiatura. Inoltre il computer è in grado di compiere il lavoro di spoglio in automatico.

    Nel modello americano il font obbligatorio è il Courier corpo 12. I nomi dei personaggi e le intestazioni delle scene vengono scritti tutti in maiuscolo. Nell'intestazione bisogna scrivere il luogo nel quale la scena è ambientata, se si svolge in esterni (all'aria aperta) o in interni (in un qualunque ambiente chiuso) e alla luce di giorno oppure di notte. Le didascalie sono tendenzialmente prive di orpelli letterari e tendono a descrivere ambienti e azioni in modo chiaro e sintetico.

    Il layout della sceneggiatura rappresenta, però, un solo aspetto del "Formato" che ne comprende anche altri. I programmi esistenti per computer possono, comunque, solo aiutare chi conosce già le scelte di formato che vanno fatte.

    IL FORMATO DI SCENEGGIATURA

    Il formato di una sceneggiatura è un insieme delle convenzioni che aiutano lo sceneggiatore a trasmettere al produttore ‘l’immagine’ possibilmente più suggestiva di un film, espressa in parole scritte. Il formato viene applicato innanzitutto per aumentare la trasparenza e comprensione della sceneggiatura. Il formato comprende tutti gli elementi che sono formalizzati nella sceneggiatura, ovvero non appartenenti al soggetto come tale. La nozione “formato” comprende quindi i tre seguenti argomenti:

    (1) La conformità dei caratteri, degli spazi tra le linee e delle dimensioni della composizione. Da questo risulta la seguente dipendenza: una pagina del testo scritto corrisponde ad un minuto della proiezione di un film. A differenza degli standard americani, dove è obbligatorio il carattere Courier 12 e il formato della carta US-letter, in Europa i fogli hanno formato A4 ed i caratteri sono diversi.

    (2) Lo schema grafico, il cosiddetto layout, ovvero il modo di introdurre e disporre diversi elementi della sceneggiatura (dialogo, intestazioni delle scene, parentheticals, transitions, ecc.).

    Il layout moderno della sceneggiatura risale ancora all'epoca della nascita dei primi film sonori. Negli studi cinematografici venivano create allora le unità separate, dedicate alla elaborazione del dialogo e del soggetto. Tali unità erano diverse dal punto di vista della schematizzazione degli elementi introdotti. Fino ad oggi, questo aiutava agli attori a distinguere tra il parlato e le azioni da fare. Anche dal punto di vista del layout il sistema europeo non è uniforme (vedi “Layout delle sceneggiature”: il metodo italiano, il metodo francese).

    (3) La grammatica tipica per la sceneggiatura, usata dagli sceneggiatori. Tale grammatica va vista sotto due aspetti:

    (3.1.) Lo stile ‘manifestante’ (‘manifestation oriented style’), ovvero l'uso delle espressioni limitate in gran parte a presentare in modo chiaro e sintetico ciò che si potrà ascoltare e vedere sullo schermo. Tuttavia, questo stile lascia allo sceneggiatore la massima libertà di mostrare un'ampia gamma di soluzioni cinematografiche.

    (3.2.) La codificazione, che si vede nelle modifiche delle convenzioni comuni della narrazione. Per esempio: senza interrompere la fluidità della narrazione, si sottolineano gli oggetti o le fonti acustiche importanti nel corso dell'azione; si fa distinzione tra chi parla fuori campo (in off) e chi ha il ruolo del narratore, ecc.

    Infatti, la grammatica specifica della sceneggiatura si usa da quando esistono le sceneggiature, ma negli Stati Uniti essa ha preso importanza quando gli sceneggiatori non avevano più la garanzia di vendere le loro opere all'interno del sistema degli studi cinematografici. Adesso, per vendere la sceneggiatura, lo sceneggiatore deve usare lo stile ‘manifestante’, cioè il ‘manifestation oriented style’ – che facilita la trasmissione della trama e del modo attraente in cui viene narrata.

    Date le condizioni differenti del mercato dell'industria del film, in vari paesi il formato della sceneggiatura ha una priorità diversa a seconda degli eventuali clienti.

    ACRONIMI E ABBREVIAZIONI UTILIZZATI NEGLI SCRIPT

    PPP Primissimo piano
    PP Primo piano
    PM Piano medio
    PA Piano americano
    FI Figura intera
    CL Campo lungo
    CLL Campo lunghissimo
    CR Campo ravvicinato (rispetto al CL o CLL)
    FC Fuori campo
    SOGG. Soggettiva
    PAN Panoramica
    TK Truka: indica l'inserimento di un effetto speciale.
    MdP Macchina da presa
    DIDA Didascalia
    POV Punto di vista (cinepresa o telecamera)
    CG grafica computerizzata

    BIBLIOGRAFIA

    Lajos Egri, L'arte del personaggio, Dino Audino, Roma 2010 ISBN 9788875270858
    John Truby, Anatomia di una storia, Dino Audino, Roma 2009 ISBN 9788875270971
    Lajos Egri, L'arte della scrittura drammaturgica, Dino Audino, Roma 2009 ISBN 8886350856
    Luca Bandirali e Enrico Terrone, Il sistema sceneggiatura. Scrivere e descrivere i film, Lindau, Torino 2009 ISBN 9788871808314
    Dominique Parent-Altier, Introduzione alla sceneggiatura, Edizioni Lindau, Torino 2007 ISBN 9788871806549
    Anne Huet, La sceneggiatura. Teorie, regole, modelli, Lindau, Torino 2007 ISBN 9788871806914
    David Howard e Edward Mabley, Gli strumenti dello sceneggiatore, Dino Audino, Roma 2006 ISBN 8886350260
    David Mamet, I tre usi del coltello, Minimum Fax, Roma 2002 ISBN 8887765707
    Syd Field, Come risolvere i problemi di sceneggiatura, Dino Audino Editore, Roma 2001 ISBN 8886350570
    Ken Dancyger, Il cinema oltre le regole: nuovi modelli di sceneggiatura, BUR, Milano 2000 ISBN 8817864110
    Robert McKee, Story, International Forum Edizioni, Roma 2000 ISBN 8888139001
    Christopher Vogler, Il viaggio dell'eroe, Dino Audino, Roma 1999 ISBN 8875271429
    Luca Aimeri, Manuale di sceneggiatura cinematografica. Teoria e pratica, Utet Università, Torino 1998 (2007) ISBN 8860081416
    Linda Seger, Come scrivere una grande sceneggiatura, Dino Audino, 1997 ISBN 8875241511
    Syd Field, La sceneggiatura, Lupetti Editore, Milano 1991 ISBN 8885838634
    Dara Marks, L'arco di trasformazione del personaggio, Dino Audino, Roma 1989 ISBN 9788875270186

     
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  5. mauro255
     
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    ACTION FIGURE

    Action figure (letteralmente "modellino in azione") è un'espressione della lingua inglese che si riferisce alla categoria di giocattoli che comprende G.I. Joe, Big Jim, ma anche le riproduzioni in scala di personaggi di film o serie televisive come Guerre Stellari o Star Trek, di campioni del wrestling, di cantanti e così via.

    La action figure appartengono alla categoria delle miniature, come i "soldatini"; a differenza di questi ultimi, le action figure sono in genere dotate di arti snodabili e altre parti mobili. Il termine fu coniato originariamente dalla Hasbro, nel 1964, quando venne commercializzato il primo modello di G.I. Joe; trattandosi di giocattoli orientati a un pubblico di bambini maschi, infatti, la Hasbro preferì evitare il termine più convenzionale di doll (bambola) per descrivere il proprio prodotto.

    Nonostante quello delle action figure sia un settore molto importante nel mercato dei giocattoli, in italiano non sembra esistere un'espressione corrispondente (in genere si parla di bambolotti, pupazzi o personaggini, tutte espressioni che possono essere applicate con numerosi significati).

    Action figure sono state usate anche per la realizzazione di alcune serie televisive, per esempio Thunderbirds di Gerry e Sylvia Anderson.


    SERIE CELEBRI

    GI Joe
    Big Jim
    Mego Corporation
    Guerre Stellari
    Transformers
    He-Man e i Masters of the Universe
    M.A.S.K.
    Micronauti
    Gundam
     
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  6. mauro255
     
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    ACTORS STUDIO

    L'Actors Studio è un laboratorio per la formazione al mestiere dell'attore, con sede a New York sulla 44ª strada.

    LA STORIA

    Fondata nel 1947 da Elia Kazan, Cheryl Crawford e Robert Lewis, provenienti dal Group Theatre, improntarono gli insegnamenti basandosi sul famoso Metodo Stanislavskij, insegnatogli negli anni trenta dal regista Richard Boleslavski, appartenente a un gruppo di emigranti russi, facenti parte dell'American Laboratory Theatre, che sostenevano la tecnica recitativa improntata al massimo di realismo psicologico.

    Nel 1950 Lee Strasberg ne assunse la direzione, carica che mantenne fino alla sua morte nel 1982; divenne maestro di molti aspiranti attori, divenuti successivamente "star del cinema", tra cui: Anne Bancroft, Marlon Brando, James Dean, Marilyn Monroe, Paul Newman, Al Pacino, Harvey Keitel, Shirley MacLaine, Eli Wallach, Lauren Bacall, Robert De Niro, Susan Sarandon, Meryl Streep, Steve McQueen, Nastassja Kinski e molti altri. Ereditieri in Italia dell'Actors Studio sono i membri Danny Lemmo e Michael Margotta.

    ALLIEVI FAMOSI


    Edward Albee
    Alan Alda
    Lauren Bacall
    Anne Bancroft
    Marlon Brando
    Ellen Burstyn
    Montgomery Clift
    Glenn Close
    Billy Crystal
    Willem Dafoe
    Geena Davis
    Robert De Niro
    James Dean
    Sandy Dennis
    Jane Fonda
    Harrison Ford
    Andy Garcia
    Lee Grant
    Tom Hanks
    Tomas Milian
    Terence Hill
    Kim Hunter
    Harvey Keitel
    Nastassja Kinski
    Martin Landau
    Shirley MacLaine
    Norman Mailer
    Karl Malden
    Steve McQueen
    Marilyn Monroe
    Paul Newman
    Al Pacino
    Geraldine Page
    Estelle Parsons
    Sean Penn
    George Peppard
    Sidney Poitier
    Anthony Quinn
    Tim Robbins
    Julia Roberts
    Mickey Rourke
    Meg Ryan
    Susan Sarandon
    Sissy Spacek
    Sylvester Stallone
    Maureen Stapleton
    Rod Steiger
    Meryl Streep
    Christopher Walken
    Eli Wallach
    Sigourney Weaver
    Tennessee Williams
    Shelley Winters
    James Woods
    Joanne Woodward
     
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  7. mauro255
     
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    ADATTAMENTO

    L'adattamento cinematografico (o trasposizione cinematografica) consiste nell'adattare allo schermo cinematografico un libro, un'opera teatrale, un fumetto o una serie televisiva.

    Il più delle volte l'adattamento cinematografico consiste nell'uso di un romanzo come base per la sceneggiatura del film, ma lo stessa può rifarsi anche a non-fiction come un'autobiografia, un fumetto, un'indagine giornalistica. Fin dagli albori del cinema l'adattamento è stato quasi comune quanto la sceneggiatura originale, tanto che agli Oscar, a fianco al premio per la sceneggiatura originale, viene premiata anche la categoria sceneggiatura non originale, riferita appunto agli adattamenti cinematografi.

    NUOVI ADATTAMENTI E FEDELTA' AL LIBRO

    I romanzi sono spesso adattati per il cinema. In molti casi tentano di fare breccia su un pubblico commerciale (l'adattamento del best seller o l'adattamento di opere di prestigio) o cercano di aumentare la popolarità di un autore meno noto. Inevitabilmente, la questione della "fedeltà" si pone, e di più alto profilo è la fonte romanzo tanto più insistenti sono le domande di verifica della fedeltà.

    L'ADATTAMENTO DAL FUMETTO

    La moda dell'adattamento cinematografico di storie ispirate ai personaggi dei fumetti ebbe inizio già nei primi anni trenta. Ma maggior rilevanza ha assunto, ai nostri giorni, l'adattamento dei fumetti i cui protagonisti sono i supereroi, in particolare quelli delle case editrici Marvel Comics o DC Comics.

    ALTRI TIPI DI ADATTAMENTI

    Vi sono casi di adattamento da film documentario, ma persino casi di adattamento da semplici cortometraggi. Quest'ultimo è il caso del film L'esercito delle 12 scimmie, che nel 1995 venne girato da Terry Gilliam ispirandosi direttamente al cortometraggio di solo 26 minuti La jetée di Chris Marker.
     
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  8. mauro255
     
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    AIUTO REGISTA


    L'aiuto regista, nella terminologia cinematografica, è il collaboratore del regista che si occupa dell'organizzazione del film, della pianificazione delle riprese e dell'organizzazione del set per conto del regista.

    Tale ruolo si pone a metà strada tra la produzione e la creazione artistica, all'aiuto regista non viene richiesto contributo alla creatività del film, ma deve occuparsi della perfetta pianificazione del film, sia in fase di preparazione, sia in fase di riprese.
     
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  9. mauro255
     
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    BANDA MAGNETICA

    La banda magnetica è generalmente costituita da un singolo strato di PVC, tantissime particelle magnetiche di resina, dove possono essere memorizzati dati e vengono impressi termicamente usando le più svariate tecniche di microstampa. I dati vengono letti tramite la banda magnetica, mentre per imprimerli viene applicato un campo magnetico in prossimità della banda. Esso ha di applicazioni come nelle carte di credito, bancomat, codici fiscale, ecc. Le bande magnetiche possono essere costituite anche in materiale termoplastico (ABS) o ancora in polietilene (PETP) per aumentare la flessibilità; sono usate maggiormente in Giappone.

    Il principale difetto risiede nell'elevato rischio di cancellazione o corruzione dei dati a causa del sottile strato di materiale magnetizzabile; questo problema è stato arginato con l'introduzione delle carte HiCo.

    Per avere un buon livello di sicurezza si possono applicare le seguenti tecnologie:

    watermark tape: una sottile banda magnetica è applicata nella parte alta della carta dove viene inciso un codice di sicurezza univoco per ogni carta;
    holomagnetics: si applica un ologramma leggibile dalla macchina;
    cord signature: le più piccole variazioni nella qualità della registrazione o della lunghezza di ciascun bit sono misurati da particolari lettori.
    Per aumentare la sicurezza e impedire falsificazioni vengono applicati ologrammi, microstampe, scritture in inchiostro sensibile ai raggi ultravioletti.
     
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  10. mauro255
     
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    BLOOPER


    Un blooper (plurale inglese: bloopers) è, in termini cinematografici, un errore presente in un film e sfuggito al controllo da parte del regista, del montatore e della produzione, presente dunque nelle copie della pellicola distribuite nelle sale cinematografiche.

    Tra i blooper più frequenti si contano oggetti che cambiano posizione da un'inquadratura all'altra, anacronismi, come oggetti moderni in film di ambientazione storica, movimenti illogici, tecnici (o le loro ombre) inquadrati per sbaglio, vestiti di scena improvvisamente diversi, ecc.

    Solitamente, nonostante i numerosi controlli cui si accennava, è difficile che una pellicola non contenga qualche blooper, anche se questo non influisce né sulla qualità artistica né sulla qualità tecnica di un'opera.

    Al contrario di quello che si crede, non viene considerato un blooper quando si vede un microfono rientrare nella parte alta dell'inquadratura. Infatti le inquadrature di un film sono generalmente più alte rispetto a come appariranno nella sala cinematografica, dove la parte superiore dell'immagine viene 'tagliata' dall'operatore alla pellicola. Quindi, in generale, la visione del microfono in un'inquadratura è un errore imputabile al proiezionista e non al regista.

    Da notare che, al contrario, in inglese il blooper non indica solo l'errore passato in distribuzione, ma anche quello "intercettato" e tagliato dai film, o dagli spettacoli (è anche detto out-take); in genere tali blooper sono presentati, a scopo ironico o parodistico, in vari programmi televisivi d'intrattenimento. Nel caso di errore sfuggito alla catena regia-montaggio-produzione, si parla più propriamente, in inglese, di Goof.

    Attualmente il film con il maggior numero di bloopers è Il gladiatore, avendo piu di 200 errori.
     
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  11. mauro255
     
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    DIEGESI

    Diegesi è ciò che concerne l'andamento narrativo di un'opera letteraria, teatrale o cinematografica. Per estensione vi rientrano anche i personaggi e altri dispositivi narrativi come l'ambientazione o il "tempo".


    Nell'analisi critica strutturalistica è l'insieme delle vicende narrate, il contenuto narrativo o la storia di un'opera. In letteratura il termine extradiegetico è riferito alla voce dell'autore che si pone al di fuori e al di là dell'universo narrativo (la maggior parte dei testi narrativi è così, come nei Promessi Sposi); intradiegetico si riferisce alla voce dell'autore che è dentro al testo (voce di secondo grado, racconto nel racconto, come l'allegra brigata di Boccaccio).

    Quest'ultima non va confusa con la possibilità di una narrazione in prima persona - Dante nella Commedia - o in terza persona - il Dr. Watson di Sherlock Holmes - : in questi casi, nonostante la voce narrante appartenga al racconto, essa è extradiegetica, perché la sua narrazione è di primo livello. Invece, l'Ulisse dantesco non solo è una prima persona narrante all'interno del racconto, ma è una voce di secondo grado, intradiegetica, perché narra un racconto nel racconto. In questo senso extra ed intradiegetico si riferiscono al livello del racconto.

    FILOSOFIA

    Il concetto greco diegesis rientra, insieme alla più celebre mimesi (μίμησις), nell'avversione platonica e aristotelica per la finzione.


    CINEMA

    La diegesi è una costruzione spazio-temporale che riporta azioni ed eventi portati avanti dai personaggi. È l’insieme di tutti gli elementi che appartengono alla storia raccontata e al mondo proposto e supposto dalla finzione. La diegesi è sempre una storia raccontata da un narratore che può essere più o meno visibile all'interno del racconto stesso.

    Gérard Genette nei suoi studi sulla narrazione letteraria distingue due tipi di narratori: extradiegetico, quando chi narra è fuori della storia che racconta, e diegetico, quando chi racconta è parte della storia narrata. Lo statuto del narratore può anche essere analizzato dal rapporto con la storia: omodiegetico è il narratore presente nella storia come personaggio, narratore eterodiegetico è quello che non è presente nella storia raccontata. Il cinema usufruisce delle categorie di Genette per analizzare un film. Christian Metz aggiunge un terzo tipo di narratore, il peridiegetico, una voce narrante che appartiene al mondo della storia ma non è personificata. Un esempio di quest’ultimo è la voce narrante di L’età dell’innocenza di Martin Scorsesse. Un esempio cinematografico con un narratore eterodiegetico è il film La terra trema di Luchino Visconti ed un esempio di narratore omodiegetico si trova nel film Il gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene.

    Nel cinema l'aggettivo diegetico riferito al sonoro è utilizzato specificatamente per definire il sonoro che è avvertito dai personaggi della narrazione. Tale specificazione è fondamentale nel discernimento tra sonoro fuori campo e sonoro "off" (oppure "off-screen"), infatti il sonoro di secondo tipo è "extra-diegetico"...


    BIBLIOGRAFIA

    Gérard Genette, Figure III, Einaudi, Torino 1976
    Noel Burch, Il lucernario dell’infinito, Il Castoro, Milano 2001
     
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    ATTORE CARATTERISTA


    Nel linguaggio teatrale e cinematografico, l'attore caratterista è quello che ricopre un ruolo che è contraddistinto da un forte risalto dei suoi caratteri esteriori, in termini di fisicità e/o di comportamento e/o di atteggiamento: il burbero, il cattivo, la zitella acida, il gioviale, il nobile, il parvenu eccetera.

    Il lèmma, in senso più esteso, indica l'attore impegnato nei ruoli secondari. In svariati casi molti caratteristi riescono, per la loro immediata riconoscibilità, a raggiungere una notevole celebrità. Molti attori di grande successo, superata una certa età, continuano la loro carriera con ottimi esiti da caratterista.
     
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    DIRETTORE ARTISTICO

    Il direttore artistico è una figura professionale che opera nel campo dello spettacolo.

    Cura, coordina, organizza ed indirizza progetti di eventi (spettacoli, concerti, festival, rassegne, stagioni musicali, programmi televisivi, ecc.) secondo determinati contenuti, scelte, linee e percorsi artistico-culturali, indicando protagonisti, caratteristiche, tematiche e modalità di svolgimento, aspetti della comunicazione, eventuali connessioni socio-umanitarie e/o scopi promozionali e d'immagine.

    Il direttore artistico ha il compito di redigere progetti di spettacoli ed eventi, definendoli in ogni dettaglio, in base a criteri legati a genere, target, obiettivi, qualità, attualità, interesse, contestualizzazione, indicazioni del committente (associazione, fondazione, ente pubblico, gestore, organizzatore, comitato, emittente radiotelevisiva, ecc.). Nella fase di progettazione dell'evento, il direttore artistico deve valutare, oltre agli aspetti artistici, anche parametri economici e tecnici, procedendo ad un'autentica analisi di fattibilità. Il direttore artistico può distinguersi per abilità nella scelta di artisti e spettacoli, capacità di redigere progetti di qualità, interesse e risonanza, creatività nell'ideazione di eventi originali ed indirizzo delle strategie di comunicazione. Il direttore artistico è pienamente e completamente responsabile dello svolgimento e del risultato dell'evento o dello spettacolo, dal punto di vista giudiziario e legale, e deve valutare, controllare e vigilare ogni decisione presa da funzionari, direttori tecnici, di allestimento, operatori, e quanti altri ricadano sotto la sua responsabilità durante la realizzazione dell'evento. (vedi sentenze relative, tra cui n1813/2006 sez Giur. Lazio, Corte dei Conti)

    Il direttore artistico, a volte, è anche ideatore e/o organizzatore (vedi anche promoter musicale) e/o produttore di eventi.
     
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    FILM D'EXPLOITATION

    Per film d'exploitation si intende un genere cinematografico che mette da parte i meriti artistici per una estetizzazione più forte, mostrando spesso scene di sesso e di violenza. Film del genere sono esistiti sin dai primi giorni del cinema, ma sono stati resi celebri negli anni settanta, decennio in cui andò sempre più diminuendo il tabù negli Stati Uniti e in Europa.
    La parola stessa "exploitation" deriva dall'inglese ed è un termine che serve a pubblicizzare spettacoli e film. I "film d'exploitation" sono quelli il cui successo non è dovuto alla qualità del contenuto, ma piuttosto alla pubblicità (per esempio, un fattore usato da molti film di exploitation è quello di avvertire il pubblico del divieto in una certa regione). Ephraim Katz, autore della "enciclopedia dei film", ha definito i film d'exploitation come:

    « Film fatti con poca o addirittura alcuna attenzione alla qualità o al merito artistico, ma con un interesse mirante al guadagno veloce, di solito attraverso tecniche di pubblicità che enfatizzino qualche aspetto sensazionale del prodotto. »

    L'influenza del genere può essere riscontrata nel cinema contemporaneo in film come Kill Bill, Grindhouse di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez (amanti dichiarati dei film d'exploitation) e nei primi due film di Rob Zombie, La casa dei 1000 corpi e La casa del diavolo. Dagli anni novanta, questo genere ha ricevuto attenzione da parte dei circoli accademici, dove è a volte definito paracinema.

    IL CINEMA DELLE GRINDHOUSE

    Per Grindhouse si intende un cinema che principalmente presenta film d'exploitation; spesso gli stessi film d'exploitation vengono chiamati "grindhouse". Le grind-house sono note per le maratone non-stop di B-movie, di solito con due film mostrati di seguito, della stessa serie. Molti di questi cinema cittadini ospitano degli spettacoli a carattere burlesco, con balli e altro materiale frivolo. Iniziato nei tardi anni sessanta e specialmente durante i primi anni settanta, il fulcro dei film d'exploitation mostrati in questi cinema spesso include scene di sesso esplicite, violenza, trama bizzarra o addirittura perversa, e altri contenuti tabù. Molte grind-house mostravano esclusivamente pellicole pornografiche.
    Dagli anni ottanta, l'home video rese le grind-house obsolete. Dalla fine del decennio, questi cinema scomparvero da Los Angeles (dove erano diffusi a Broadway e Hollywood Boulevard), a New York (dove erano diffusi a Times Square) e a San Francisco (dove erano diffusi a Market Street). Dalla metà degli anni novanta, questi cinema sono scomparsi del tutto dagli Stati Uniti.

    SOTTOGENERI

    I film d'exploitation hanno adottato i temi tipici di altri generi cinematografici, come i film horror e i documentari. I sottogeneri dei film d'exploitation sono categorizzati dalle caratteristiche che usano. A tema, i film d'exploitation possono anche essere influenzati da altri cosiddetti media d'exploitation, come i pulp magazines.

    EXPLOITATION CLASSICA

    I film d'explotation classici, le prime forme di film d'exploitation, sono film che vennero additati come sensazionali pellicole create sotto l'effetto di droghe o con attività ricreative negli anni trenta e quaranta. Essi furono sensazionali all'epoca, e furono prodotti indipendentemente dalle compagnie degli studios hollywoodiani per aggirare le restrizioni della MPAA e cercando di far ottenere ai cinema che li trasmettevano un discreto guadagno. Oggi, comunque, sono rivalutati dagli aficionados per la loro valenza nostalgica ed ironica. Forse il più famoso esempio di questi è la storia Reefer Madness, un sensazionale e notoriamente inaccurato tentativo di "demonizzare" la marijuana durante il proibizionismo degli Stati Uniti.
    Un tipo particolarmente importante di film d'exploitation di questo periodo era la "sex hygiene-exploitation", un tentativo di far ricorrere la popolazione a metodi contraccettivi che rendessero più sicuri i rapporti sessuali. Questi film spesso presentavano "dottori" che descrivevano come fosse meglio assicurarsi di avere un rapporto sicuro. Il film veniva spesso proiettato con un altro dottore in camice bianco che vendeva volantini sull'igiene sessuale alla fine della visione della pellicola. Di solito i produttori guadagnavano di più dalla vendita dei volantini che dai soldi usati per la visione della pellicola. Questo tipo di film era anche conosciuto come "spettacolo di strada", perché era mostrato da città a città ed era promosso come un circo od un festival. Una delle più famose pellicole della sex hygiene-exploitation fu quella di Mom and Dad, che presentava una scena di parto reale, facendo avvicinare la pellicola alla pornografia legalizzata negli anni quaranta.

    EXPLOITATION NERA

    I film d'exploitation nera o "blaxploitation" vennero girati con attori di colore, inizialmente solo per un pubblico nero, e su temi stereotipicamente afroamericani come la vita povera, la droga e la prostituzione. Esempi degli anni settanta sono Shaft il detective, Superfly, Cleopatra Jones, Coffy, Foxy Brown e Sweet Sweetback's Baadasssss Song.

    SEXPLOITATION

    I film di exploitation sessuale o sexploitation, sono simili ai film pornografici softcore, perché il film serve come strumento per mostrare scene in cui sono presenti donne nude o seminude. Mentre molti film contengono scene di sesso forti, la sexploitation mostra queste scene più graficamente rispetto alle altre pellicole, spesso allargando le sequenze mostranti nudità. Tra i film più noti di sexploitation vi sono quelli di Jesus Franco, che si uniscono all'horror, quelli di Russ Meyer e quelli di Andy Sidaris.

    SHOCK EXPLOITATION

    I film della "shock exploitation" sono quelli contenenti scene o sequenze miranti a terrorizzare il pubblico. Questi tipi di film d'exploitation focalizzano su contenuti normalmente ritenuti tabù, come violenza grafica estremamente realistica, stupri, zoofilia e scene di incesto. Esempi di shock-exploitation sono le pellicole L'ultima casa a sinistra, Ilsa, la belva delle SS, Fight for your life, Run and Kill, Bald Headed Betty, Last House on Dead End Street, Vase de noces, Baise moi - Scopami, Thriller - en grym film, Non violentate Jennifer, Tromeo and Juliet e Distretto 13: le brigate della morte. Il critico Roger Ebert ha detto che Non violentate Jennifer è «il peggior film mai realizzato, fa star male, orribile ed eccessivo».[1] Qualche volta questi film pretendono di parlare riguardo una storia vera, come la pellicola giapponese Concrete, che parla dell'omicidio Furuta. Il sotto-sottogenere dei falsi snuff movie potrebbe includere anche il secondo capitolo della saga di Guinea Pig: Flower of Flesh and Blood (血肉の花) sempre giapponese.

    BIKEXPLOITATION

    Il selvaggio (1953), con Marlon Brando, fu probabilmente il primo film di questo sottogenere che di solito focalizzava su bande di motociclisti che si divertivano a somministrare "dosi" di sesso e violenza alle povere vittime. La maggior parte di questi film vennero realizzati dalla seconda metà degli anni sessanta sino ai primi anni settanta. Tra i più importanti, I selvaggi di Roger Corman, Angeli dell'inferno su due ruote di Richard Rush, Violence di Tom Laughlin, Satan's Sadists di Al Adamson, Un mucchio di bastardi di Jack Starrett e Quattro sporchi bastardi di Seymour Robbie. Il codificatore del genere è probabilmente Motorpsycho! di Russ Meyer; influenze del genere si possono riscontrare anche in lavori successivi come Easy Rider di Dennis Hopper, Arancia meccanica di Stanley Kubrick e Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola.

    I FILM SUI CANNIBALI

    I film sui cannibali, conosciuti anche come il "genere cannibale", sono una collezione di film graficamente violenti prodotti dai primi anni settanta sino agli anni ottanta, inizialmente solo da registi italiani. Questi film principalmente si incentravano sulla tortura ed il cannibalismo di tribù rimaste all'età della pietra nel Sud America o nelle foreste pluviali asiatiche, di solito perpetrate nei confronti di occidentali che le tribù tenevano prigionieri e che alla fine si rivelavano più selvaggi dei cannibali. Simili in certi aspetti ai "mondo film", la peculiarità dei film sui cannibali era la messa in mostra di località esotiche e violenza grafica.
    Il film sui cannibali fu un genere di exploitation molto popolare tra gli anni settanta e gli anni ottanta, in seguito alla proiezione di Il paese del sesso selvaggio di Umberto Lenzi, il primo film a mostrare alle platee il cannibalismo, nel 1972. Nel 1977, Ruggero Deodato produsse e diresse Ultimo mondo cannibale, ispirando diversi altri registi nel periodo successivo, denominato per questo "boom della cannibal-exploitation". Questo periodo vide anche la creazione del più famoso film del sottogenere, Cannibal Holocaust (che influenzò The Blair Witch Project). Dopo il 1981, il genere iniziò a decadere, e i film divennero pochi e distanti negli anni. Nel 1985, Michele Massimo Tarantini creò Nudo e selvaggio, l'ultimo esempio del genere.

    I FILM SUGLI ZOMBI

    I film sugli zombi sono quelli che, prendendo spunto dai classici film di zombie, cambiano la trama per far sì che vengano mostrate più scene di nudità e violenza oltre il limite. Nonostante i film sugli zombi siano esistiti sin dagli anni trenta, prima degli anni settanta essi non entrarono nel mirino dell'exploitation. La maggior parte dei film sugli zombi vennero diretti da registi italiani, che seguirono il successo di Zombi di George A. Romero. Quasi contemporaneamente all'uscita della pellicola, uscì Zombi 2, diretto da Lucio Fulci, che si prefissò di battere il successo della pellicola di Romero.
    A differenza di Zombi, Zombi 2 includeva diverse scene lunghe di nudità e una più consistente quantità di violenza: l'exploitation degli zombi era appena nata. Diversi imitatori crearono spin-offs e seguiti (inclusi Zombi 3 e Oltre la morte - inizialmente diffuso con il titolo di Zombi 4), portando la mania europea dilagante per gli zombi al massimo (Fulci avrebbe contribuito anche con le sue due pellicole Paura nella città dei morti viventi e ...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà). Dal punto di vista dell'exploitation, uno dei più noti film d'exploitation sugli zombi è Zombi Holocaust di Marino Girolami, che univa elementi della zombiexploitation con quelli dei cannibal movie. Elementi d'influenza del genere si possono riscontrare in Grindhouse - Planet Terror di Robert Rodriguez (2007).

    FILM SPLATTER

    Un film splatter o gore è un tipo di film horror che decide di concentrarsi su aspetti grafici della violenza. Questi film, nonostante l'uso di effetti speciali, sangue e tonnellate di budella, tendono a mostrare al pubblico l'estrema fragilità del corpo umano.
    A causa del loro compito di mostrare immagini che potrebbero considerarsi schockanti, i film splatter affondano le loro basi nel movimento dell'"arte trasgressiva". Come genere a sé stante, i film splatter iniziarono a proliferare nella prima metà degli anni sessanta con i film di Herschell Gordon Lewis e David F. Friedman, che divennero noti per pellicole come Blood Feast (1963) e Two Thousand Maniacs! (1964). Dagli anni settanta, lo splatter ha affrontato le tematiche dei serial killer, spesso nascosti in comunità rurali: d'esempio Invasion of the Blood Farmers di Ed Adlum, Non aprite quella porta di Tobe Hooper e Le colline hanno gli occhi di Wes Craven.

    SPAGHETTI WESTERN

    Gli spaghetti-western sono un sottogenere dei film western che iniziò a emergere durante la metà degli anni sessanta, così soprannominati perché venivano prodotti per la maggior parte da studi italiani. Il primo esempio del genere è Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Inizialmente, erano tutti caratterizzati dall'italiano come lingua principale, budget limitati ed una fotografia minimalista e "violenta", che quindi tendeva a "smitizzare" molte delle convenzioni dei primi western di John Ford. Non a caso, i protagonisti degli spaghetti-western erano quasi sempre banditi, criminali, evasi di galera e stranieri senza nome (come l'uomo senza nome di Clint Eastwood). Alcuni pensano che il nome "spaghetti western" derivi anche dal fatto che nei film in questione, il sangue era sparso copiosamente, come appunto il sugo degli spaghetti.
    Influenze del genere si riscontrano anche oggi. Il regista Quentin Tarantino ha più volte asserito di amare il genere e di rifarsi al regista/icona, Sergio Leone. Tra gli altri registi da ricordare, Sergio Corbucci e Sergio Sollima.

    PELLICOLE TURISTICHE: I "MONDO FILMS"

    I "mondo films", spesso chiamati "documentari shock", sono film simili ai documentari che trovano il loro fulcro su argomenti sensazionalizzati, come le usanze esotiche internazionali e scene di morte e violenza uniche ma realistiche. Simile a quello della "shock exploitation", l'obiettivo dei "mondo film" è essere fulminanti per il pubblico non solo perché hanno a che fare con elementi tabù (per esempio, costumi sessuali stranieri o varietà di comportamenti violenti nelle varie società), ma anche perché l'azione ripresa è reale. Nonostante una buona quantità di "mondo film" contenga una certa quantità di materiale educativo, di molti non si sa nemmeno come siano stati girati, e di molti altri invece è sin troppo evidente la finzione.
    Lo stesso nome "Mondo" viene dal primo film di successo del genere, Mondo cane di Gualtiero Jacopetti. Mondo cane venne seguito da un numero di sequel e spin-offs, molti dei quali vennero prodotti in Italia. I "mondo film" continuarono a essere dei gradini importanti dell'exploitation durante gli anni sessanta e gli anni settanta, quando lo stile del cinema iniziò a cambiare. Mentre all'inizio questi film contenevano immagini di usi e costumi di altre civiltà, dal 1978 con il film Le facce della morte il genere iniziò ad approdare sempre più gradualmente alla violenza e ai rituali di morte delle tribù sottosviluppate. Da quel momento i "mondo films" si avvicinarono ai cannibal movies e ai death films, che non presentano come i predecessori incidenti, suicidi e pratiche di morte filmate dal vivo.

    LA SECONDA BLAXPLOITATION: "WOMEN IN PRISON FILMS"

    I film sulle donne in prigione sono quelle pellicole che mostrano donne prigioniere torturate, umiliate e forzate a prender parte a giochi di carattere sessuale da guardiani e direttori di carceri pervertiti e sadici. Di solito, in questi film, i prigionieri si rivoltano contro i loro usurpatori. Come per la sexploitation, il fulcro di questi film è l'alto contenuto di scene di sesso (sempre restando nel campo del softcore) o, come per la shock exploitation, l'alto contenuto di scene di tortura e crudeltà. Uno dei capisaldi è Donne in catene con Pam Grier.

    ALTRI ESEMPI

    Giallo: thriller od horror italiano, spesso con contenuto violento o erotico (Lo strano vizio della signora Wardh - Sergio Martino);
    Nazisploitation: film che avevano come protagonisti crudeli e perversi generali nazisti;
    Bruceploitation: film che cercavano di lucrare dalla recente morte di Bruce Lee;
    Nunsploitation: film con suore in situazioni pericolose od erotiche (un frutto di questa exploitation fu poi la saga di Halloween, in cui il maniaco schizofrenico Michael Myers prende di mira delle ragazze per ucciderle)[senza fonte];
    Dyxploitation: film con lesbiche;
    Hixploitation: film stereotipati sulle vicende sudamericane;
    Pornochandada: film porno softcore brasiliani prodotti durante gli anni settanta, stranamente durante gli anni in cui il paese era sotto una rigida dittatura.
    Alcuni film d'exploitation spaziano da categoria a categoria liberamente. Let me die a woman di Doris Wishman contiene elementi della sexploitation e della shock exploitation, ad esempio.

    REGISTI ASSOCIATI CON I FILM D'EXPLOITATION

    Mario Bava
    William "One Shot" Beaudine
    Larry Clark
    Roger Corman
    Joe D'Amato
    Ruggero Deodato
    David E. Durston
    Dwain Esper
    Michael e Roberta Findlay
    Jess Franco
    William Girdler
    Jack Hill
    Lloyd Kaufman
    José Ramón Larraz
    Umberto Lenzi
    Herschell Gordon Lewis
    Bruno Mattei
    Radley Metzger
    Russ Meyer
    Takashi Miike
    Fred Olen Ray
    Jean Rollin
    Juan Piquer Simón
    Ray Dennis Steckler
    Melvin Van Peebles
    John Waters
    Doris Wishman
    Ed Wood, Jr.
    Jim Wynorski
    Rob Zombie

    ALTRE IMPORTANTI FIGURE NEI FILM D'EXPLOITATION

    Kroger Babb
    Wes Craven
    David F. Friedman
    Lucio Fulci
    Andy Milligan
    K. Gordon Murray
    Bob Murawski
    Harry Novak
    Sage Stallone
    George Weiss
    Media Blasters
    Troma
    Ralph Bakshi
     
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    LOCATION


    Il termine inglese location indica, nel linguaggio cinematografico, uno dei luoghi utilizzati per le riprese di un film, ovvero nel linguaggio comune l'ambientazione. Ma a stretto rigore i due termini non sono sinonimi e non vanno confusi. Per la precisione location significa ubicazione, luogo, località, esterno.

    L'ambientazione fornisce cioè uno "sfondo" generale per la storia: ad esempio, il romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga è ambientato ad Aci Trezza, un piccolo paese della Sicilia, negli ultimi anni del XIX secolo. Più specificamente, quindi, il termine "ambientazione" indica anche l'epoca oltre che il luogo in cui si svolge una ripresa cinematografica, una fiction televisiva o una rappresentazione teatrale ovvero una narrazione letteraria.

    SCELTA DEGLI AMBIENTI

    A differenza dell'ambientazione che nella narrativa come nella filmografia comprende le unità di luogo e di tempo e il clima storico del contesto, location indica la scelta dei luoghi di una storia. Prossima alla location è la scenografia. Il significato di location, nello specifico, è esattamente il set esterno scelto per un film (o una sequenza fotografica).

    PASSATO, PRESENTE E FUTURO

    Ambientare una storia cinematografica, teatrale, televisiva o narrativa, come si è accennato, significa non solo la scelta del contesto di luogo, ma si riferisce anche al tempo che può riguardare un passato recente o remoto come avviene per un'ambientazione storica o riferirsi a un'epoca futura come nel caso della fantascienza. In alcune famose ambientazioni sono stati scelti il passato, il presente e il futuro come per esempio è avvenuto con La macchina del tempo di Herbert George Wells dal quale sono state tratte tre sceneggiature.

    LE TRE UNITA'

    La scelta temporale dell'ambientazione di una vicenda storicamente risale al teatro e alla tragedia greca con l'unità di tempo, di luogo e di azione. Aristotele (Poetica, V) scrive che la favola tragica deve risultare compiuta e perfetta e avere unità, deve fare tutto il possibile per svolgersi in un sol giro di sole o poco più, mentre l'epopea non ha limiti di tempo. La regola dell'unità, pur tra dissensi autorevoli (per esempio il Manzoni), fu osservata fino al Romanticismo.

    RUOLO DELLO SCENOGRAFO

    La location di un film riguarda la scelta di una città, un quartiere, alcune strade, un luogo naturale per la ripresa di un film. Le location di un film sono individuate dal location manager su indicazione dello scenografo ed in collaborazione con il regista ed il direttore della fotografia. Per individuare le location si parte dalla cosiddetta "lista degli ambienti", generalmente fornita dal regista.

    Oggi le locations dei film sono oggetto di attenzione anche da parte degli operatori turistici per la realizzazione di itinerari ispirati al cineturismo. Il richiamo della location a volte è così forte che si svolgono veri pellegrinaggi di fans, soprattutto tra i teen-agers, con itinerari turistici. In proposito sono nati anche dei siti web che consentono attraverso l'uso delle mappe satellitari di ricercare le principali locations di film diventati veri cult.
    Il termine è entrato di diritto anche nel mondo degli eventi, alla ricerca di ambientazioni sempre più nuove e originali.

    SPECIFICAZIONE NEI GENERI

    Nella produzione teatrale, il termine "ambientazione" può riferirsi anche allo scenario attualmente utilizzato.
    Nella narrativa associata al gioco di ruolo, il termine "ambientazione" si riferisce ad una specifica terra fantasy o ad un altro luogo nel quale le avventure si svolgono.


     
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117 replies since 12/2/2010, 15:18   2225 views
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